"Ho speso 400 euro per mangiare una pizza fritta": ecco dove è successo

Fa notizia la pizza fritta giapponese.Vale la pena di spendere centinaia di euro per mangiarla a Okinawa?Il fotografo italiano Marco Togni l'ha fatto, incontrando il nipponico più napoletano del mondo!

Fa notizia la pizza fritta giapponese.Un viaggio costato 400 euro ha portato Marco Togni, fotografo italiano da anni residente in Giappone, alla prefettura di Okinawa, nella parte meridionale del Paese, precisamente a Ishigaki.Tanta era la curiosità di conoscere Hikaru Kumakura, alias DiCoprio, youtuber innamorato di Napoli, al punto da portare in patria la tradizione partenopea della pizza fritta, che prepara a vende, con ottimi riscontri.

DiCoprio parte come tifoso calcistico, iniziando a commentare le partite del Napoli dal 2020 sul suo canale Napoli Style, abbinato alla community Napolism.

Il passo successivo è stato portare sulla sua isola tutto il necessario per allestire la friggitoria, dal calderone agli ingredienti D.O.C.per vari tipi di pizza fritta, frittatine, montanare (pizza fritta con salsa e mozzarella) e graffe dolci.Ora è pronto per sbarcar  a Tokyo, divulgando la passione per gli sfizi napoletani anche nella capitale.La scelta del suo curioso secondo nome parte da trovarne uno alternativo a Hikaru, secondo lui difficile da pronunciare per gli italiani.Pare che, da giovane, qualcuno gli abbia detto che assomigliava a Leonardo DiCaprio, quindi è spuntato DiCoprio.

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Il fotografo Marco Togni ha assaggiato la pizza fritta di DiCoprio a Okinawa.
Fonte: Instagram

 

Le origini della pizza fritta: da ricetta povera a golosità

La pizza fritta nasce come ricetta povera: l'impasto della pizza - farina, acqua, sale, lievito - fritto nello strutto, dopo la seconda Guerra Mondiale, quando scarseggiavano i forni, distrutti o spenti.In realtà ci sono attestazioni risalenti all'Ottocento, che testimoniano una tradizione più radicata.Viene farcita di ricotta, provola e cicoli, conosciuti anche come ciccioli, grasso di maiale bollito, perché "del maiale non si butta via niente", è proprio così, dalla notte dei tempi.

La variante montanara

Alla faccia della città di mare, Napoli propone anche la pizza fritta montanara, il cui nome richiama i montanari, i contadini che provenivano dalle alture della Campania, sostentandosi in viaggio con panini conditi con sugo di pomodoro, basilico e formaggio.

Nel suo post Instagram che immortala il gustoso viaggio, Marco Togni segnala che DiCoprio realizza anche la graffa, sorta di soffice ciambella fritta.

Nel tedesco antico, la parola indicava l'aspetto che assumeva la frittella di pasta dolce; si riconduce anche al longobardo krapfo, uncino, che oggi ritroviamo nella pasticceria come krapfen.

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